16 dicembre 2013 I TEMPLARI FRA UMBRIA E MARCHE


Ferdinando De Rosa             






L 'Ordine dei Templari è stato fondato da Hugo de Payens e Geoffrey de Saint Omer che, nel 1119 a Gerusalemme, a capo di nove cavalieri di Borgogna e Champagne, ne hanno proposto la fondazione al Re di Gerusalemme.

Lo scopo principale era la protezione e l'assistenza dei pellegrini diretti ai luoghi santi lungo le strade pericolose della Palestina.

Re Baldovino II (1118-1131) accettò la proposta e donò la sede, un'ala del suo palazzo, sopra le fondamenta dell'antico Tempio di Salomone.

Viene costruito il monastero (che in futuro diventerà la Moschea al Aqsa), vicino alla basilica della Roccia.

Al ritorno in Europa viene dato l'incarico a Bernardo di Clairvaux, abate cistercense, che provvede ad ispirare la regola e l'abito ed a sollecitare l'attenzione del Pontefice per l'approvazione.

La Chiesa, Concilio di Troyes, riconosce l'ordine monastico, nel 1128 con l'approvazione del "De laude novae militiae", con sede nel Monastero di Citeaux e l'applicazione di una severa ascesi, pur con una liturgia sontuosa.

Particolarmente importante sono la devozione a Maria, il rispetto per la donna, le punizioni severe ed il rigore monastico degli adepti.

Dopo il riconoscimento di Papa Innocenzo II prosegue il reclutamento fra i nobili europei, soprattutto francesi, ed in molti indossano la divisa con il mantello in lana (SUF) greggia di colore bianco, con una croce rossa.

In Palestina i templari si ricoprono di onore nelle battaglie di Tiberiade, Gaza e Al Mansura, sventolando lo Stendardo a quadri bianchi e neri BEAUCEANT o VEAUCEANT fino alla caduta di S. Giovanni d'Acri che avviene nel 1291 .

Il motto: "Non nobis Domine, non nobis, sed Nomine Tuo da nobis gloriam" (Non per noi, o Signore, non per noi, ma nel Tuo Nome dacci la gloria) attira molti nobili in tutto il territorio europeo e si consolida l'Ordine.

Ai vertici c'è un Gran Maestro, coadiuvato da un Priore ed un Precettore ed il simbolo di povertà "Un cavallo con due cavalieri" e la scritta "Sigillum militum Cristi" unitamente al simbolo cristiano "Croce a bracci uguali svasati" diventano segno di prestigio e potere ovunque.

Insieme al potere crescono anche i nemici perché:

.I POVERI INVIDIANO IL LORO BENESSERE,

.LE LORO GRANCE NON PAGANO TASSE PER PRIVILEGIO,

.LE CONOSCENZE TECNOLOGICHE (MULINI, NUOVI SISTEMI COSTRUTTIVI, TRASPORTI, ECC...) BATTONO LA CONCORRENZA DEGLI ARTIGIANI ED ATTIRANO PRESTO L'ODIO,

.PRINCIPI E RE CHIEDONO PRESTITI MA l POTENTI RECALCITRANO AL MOMENTO DELLA RESTITUZIONE,

.TROPPO POTERE LOGORA SEMPRE,

.LA CARITA' AI POVERI, LORO OSPITI, METTE IN MOSTRA LA LORO

ENORME RICCHEZZA, L'ABBONDANZA DI CIBO E VINO,

.LE CARICHE TEMPLARI DIVENTANO AMBITE E NON AVVIENE PIU' LA

SELEZIONE PER MERITO, MA SOLO PER CENSO,

.FINE DELLA VOCAZIONE CAVALLERESCA,

.RICCHEZZA, ORGOGLIO DI CASTA, GLORIA MILITARE GENERANO

PRESTO UNA GRANDE SUPERBIA,

.GIUNGONO A SFIDARE IL POTERE POLITICO DI RE E PAPA,

.FILIPPO IL BELLO NON HA ALTERNATIVE AI DEBITI CONTRATTI,

.PERDUTA LA TERRA SANTA, SOLO IN SPAGNA E PORTOGALLO SERVE LA SPADA TEMPLARE,

.UN PAPA DEBOLE NON DIFENDE L'ORDINE.

Velocemente come si erano costituiti, venerdì 13 ottobre 1307, scatta veloce la trappola per le fortezze templari che diventano carceri per i monaci guerrieri, con il contemporaneo arresto a cui seguono le torture e le confessioni.

L'ultimo Gran Maestro Jacques de Molay non intuisce il pericolo collegato alle difficoltà economiche del Re di Francia Filippo il Bello, che ha forti debiti con i templari, dopo che sono finiti i fondi per costruire la cattedrale di "Notre Dame" ed è costretto a svalutare la moneta e quindi organizza e pianifica il complotto con l'accusa di eresia.

Sono pronte le accuse di simonia, raggiri, assassinio, magia, ateismo, di avere bestemmiato contro la Vergine, rinnegato Cristo, sputato sulla croce, venerato un idolo dal volto bianco come un sudario e capelli neri irsuti come un capro infernale (idolo chiamato MAGINAT o MAGUINETH o MAAT), avere avuto congiunzione carnale con i confratelli.

Il capo della Polizia Squin de Florian provvede con energia e professionalità ad eseguire i compiti ed in tempi brevissimi i Cavalieri languiscono in carcere, fra costoro il Gran Maestro (Jacques De Molay) ed il precettore dell'Ordine per la Normandia (Geoffrey de Charnais).

De Molay si fa legare sul rogo nel 1314 col viso rivolto verso Notre Dame ed, al momento di perire nelle fiamme, lancia la maledizione "lo ti cito, Papa Clemente, nei quaranta giorni, e te Filippo, entro l'anno, a comparire davanti al Tribunale del gran Giudice di tutti noi...".

La profezia si avvera ed il Papa muore, sembra avvelenato dai fumi delle candele che utilizzava per leggere di notte, e Filippo per una caduta da cavallo.

La tomba di Clemente V fu violata nel 1577 dai Calvinisti e quella di Filippo il Bello nel 1793 dai Giacobini, che bruciarono le spoglie e le gettarono per strada.

Così rapidamente come erano nati ed avevano incrementato il loro potere i Cavalieri del Tempio nell'arco di un secolo si estinsero, ma ancora oggi restano nel ricordo collettivo fra storia, tesori e leggenda.

Nel massimo dello sviluppo ci sono in Italia case templari dedicate a 60 Santi diversi, per un totale di 183 con titolo dedicato + 43 senza titolo, con una organizzazione che si esplica attraverso tre livelli: Commenda, Mansione, Grancia.

Le Commende sono i punti di comando, situati in città importanti e le Mansioni sono organizzate lungo la costa e presso le principali direttrici e nodi del traffico, situate di solito in zone di campagna isolate ma vicino alle città, mentre le Grance sono i luoghi di produzione economica (poderi, frantoi, mulini, fabbriche).

Oltre alle case templari esistono molte piccole chiese locali, che hanno anche la possibilità di offrire un ristoro momentaneo, e sono distribuite in modo da assicurare una rete che copre tutto il territorio, per consentire la possibilità di accedere ai porti di imbarco.

In particolare è importante la rete verso i porti adriatici, che spesso costituisce strade alternative alla grande viabilità.

Dopo i processi la politica imperante ha mirato a cancellare tutte le proprietà dei templari, che passeranno ad altri Ordini.

l principali processi in Italia sono avvenuti a:

-Ravenna (17-21 giugno 1311),

-Firenze (17 settembre- 16 ottobre 1312),

-Lucca (16 ottobre 1312),

-Viterbo (6-10 giugno 1310),

-Palombara Sablna (luglio 1310 ,

-Penne e Chieti (28 aprile 1310),

-Barletta (marzo 1308),

-Brindisi (4 giugno 1310).

Nell'archivio comunale di Jesi è conservata una bolla di Papa Clemente V, che ordina ai Vescovi di Jesi e Fano di processare i Templari della Marca.

Sono stati fatti, in modo sommario, anche altri processi inquisitori:

Il 28 febbraio 1310 i nunzi pontifici posero un ordine di comparizione per i Templari nella chiesa di San Paterniano di Perticano presso Scheggia ed attesero fino al 6 marzo a Gubbio, inutilmente, scomunicandoli poi in contumacia. Anche in Ancona vennero fatti processi ai Templari.

Per inciso (anche se la nostra ricerca si è interessata di Umbria e Marche!) ricordo che a Rimini c'era una Commenda molto importante che coordinava il territorio fertile e ricco e controllava il punto di imbarco portuale e possedeva:

-La mansione di S. Michele (Albertino da Reggio, Precettore dal 1290-92 e Giovanni, Cappellano nel 1290);

-La mansione di SS Simone e Giuda di Budrio (Pietro da Parma, Precettore nel 1290 e Pasqualino, Precettore nel 1292 e Giacomo da Modena nel 1313).

In Umbria sono presenti le seguenti case templari, situate in posizione strategica per le strade dirette verso i porti del Mare Adriatico:

-SANT'ANDREA a Todi (Precettore Amanuito nel 1248),

-SAN MARCO a Orvieto di Terni,

-SAN BEVIGNATE a Perugia (Precettore Bonvicino nel 1256),

-SAN GIUSTINO D'ARNO a Pilonico Paterno SS 318 Valfabbrica (PG),

(Precettore Americo 1237-38),

-SANTA CROCE di Culiano, fraz. Collina di Sigillo,

-SAN GIACOMO di Regnaldello in Città di Castello (PG) (Precettore

Aldobrandino nel 1279),

-SAN MAURIZIO in Vallis, Castelfranco/Agiglioni ? nel Comune di

Pietralunga (PG).

Dopo la segnalazione di Leonello Bei sul possibile insediamento dei Cavalieri a Ca' Marabischi e San Giovanni di Vignolle, la presenza templare in Apecchio ci viene assicurata con la testimonianza archeologica che ci offrono gli affreschi della Chiesa di S. Lucia.

Comunque si possono individuare i possibili percorsi che provenivano dall'Umbria per valicare l'Appennino, peraltro utilizzati anche in tempi recenti per recarsi a piedi alle Fiere a Città di Castello.


1 ° percorso

Da SAN GIACOMO di Regnaldello in Città di Castello, scendendo verso SAN MARTINO D'UPO', proseguendo per BAGNI AL SASSO, poi verso RONCHI, verso la BADIA DI MONTEMAGGIORE, quindi verso MADONNA DEI 5 FAGGI e poi CASTELFRANCO, e la sottostante VALLE dove era SAN MAURIZIO IN VALLIS di Pietralunga (PG) di cui si trovano tracce nei testi.


2° percorso

Da SAN GIACOMO di Regnaldello inCittà di Castello, scendendo verso SAN MARTINO D'UPO', proseguendo per BAGNI AL SASSO, poi verso I"ANTICA CANONICA DI CANDEGGIO, e poi verso CASTELFRANCO, prossima al SAN MAURIZIO IN VALLIS di Pietralunga (PG).


3° percorso

Da SAN GIACOMO di Regnaldello a Città di Castello, salendo verso BELVEDERE, proseguendo per il sentiero LONGINELLO, poi verso BADIA DI MONTEMAGGIORE, quindi verso MADON NA DEI 5 FAGGI e poi CASTELFRANCO, presso SAN MAURIZIO IN VALLIS di Pietralunga (PG).


Erano possibili quindi alcune varianti, che venivano scelte di volta in volta a seconda della praticabilità meteorologica e della sicurezza, ma un quarto percorso ci interessa particolarmente.


4° percorso

Da SAN GIACOMO di Regnaldello a Città di Castello, verso S. Maria di Pagialla, poi verso BADIA DI MONTEMAGGIORE, quindi verso MADONNA DEI 5 FAGGI e poi APECCHIO (PU) Chiesa di S. Lucia e relativi locali di sosta e ricovero.


E' necessario considerare che un pellegrino percorreva circa 20, al massimo 30 Km al giorno in condizioni particolarmente favorevoli, e quindi a tale distanza si trovavano le mansioni templari.

In Umbria i collegamenti avevano come punti di riferimento la casa di SAN BEVIGNATE a Perugia, la vicina SAN GIUSTINO D'ARNO in Pilonico Paterno di Valfabbrica, poi SANTA CROCE di Culiano, localizzata in fraz. Collina di Sigillo.

Da Sigillo potevano andare a SANT'ANSOVINO di Avacelli in Arcevia e quindi poi direttamente verso Ancona oppure a SAN Paterniano di Perticano a Scheggia/Pascelupo e da qui discendere in Cantiano e poi verso il Furlo, ma anche transitare nella Valle del Cesano dove c'era una Mansione a San Michele al Fiume e distribuite nelle fertili colline molte "Grance" templari.

Era quindi possibile dall'Umbria transitare verso la Provincia di Pesaro, sia nella Valle del Biscubio, che in quella del Bosso, che in quella del Burano avendo come punto di arrivo in comune la zona e l'Abbazia di S. Vincenzo del Furlo.

Abbiamo trovato notizie di San Bevignate fuori Porta Sole dove era la chiesa templare di Perugia, costruita nel luogo dove il Santo era vissuto eremita fino al 520.

Un documento del 30 gennaio 1253 ci chiarisce che frà Bonvicino, promotore della costruzione della chiesa di San Bevignate, era un templare "cubiculario" di Papa Innocenzo IV.

Nell'annale del comune del 1274 si legge che fu raddrizzata ed allargata la strada che scendeva tortuosa alla casa templare e nel 1296 i Cavalieri del Tempio di Perugia hanno costruito un palazzo e alcune case sul Colle di S. Giorgio, affittati dal Comune per costruire le carceri.

Nel 1312 fra’ Bevignate da Spello, vice del Priorato di Roma, prese possesso della casa templare di Perugia.

La mansione di San Giacomo in Città di Castello era situata nel borgo di Rignaldello, fuori porta S. Maria presso le rive del Tevere. Ora resta una casa colonica a cui si accede attraverso un portale settecentesco che residua dall'ultimo restauro gerosolimitano.

In un manoscritto del 2 ottobre 1279 si attesta che Fra Aliprandino, Priore e Rettore dell'Ospedale di San Giacomo, affitta la quarta parte di un mulino "quod dicitur molendinum de LAMACHANALE, super flumen Tiberis".

In un secondo documento del 29 settembre 1283, rogato in Villa de Pierle, Contea di Città di Castello, sempre Aliprandino entra in possesso delle proprietà di San Maurizio de Vallis (...Pietralunga...) che sono sempre pertinenze dell'Ordine del tempio che era sotto il titolo di San Giovanni.

E' evidente che San Maurizio di Pietralunga cessava l'autonomia ed entrava nell'orbita della casa più importante, che era quella di San Giacomo di Città di Castello in Rignaldello.

Viene ipotizzato da alcuni studiosi che esistesse un insediamento templare (forse una Grancia) in località MASSA di Pianello di Cagli, la cui chiesa di San Pietro apparteneva ai Gerosolimitani, ai quali era forse passata dopo i processi ai cavalieri templari.

Nelle Marche c'erano case templari:

-SANT'ANDREA a Monterubbiano (AP),

-SAN BIAGIO in Amandola (AP),

-SANTA CROCE in Ascoli Piceno,

-SANT'EGIDIO a Stradella di Montecassiano (MC),

-SAN GIACOMO a Fermo,

-SANTI GIACOMO E CRISTINA a Jesi (AN),

-SAN GIOVANNI in Ascoli Piceno,

-SAN MARCO a Fano (PU),

-SANTA MARIA a Castignano (AP),

-SANT'ANSOVINO in Arcevia (AN).

Dall'Umbria si poteva quindi andare verso il Piceno (Terni, Spoleto,Norcia), verso Macerata o Ancona (Valfabbrica, Sigillo) o valicare l'Appennino a Bocca Serriola, Pietralunga, Passo di Scheggia) che consentivano il passaggio ad Apecchio e quindi a Pesaro e Fano, a Cagli/Acqualagna e quindi Fano, a Sigillo e quindi sia Ancona che Cantiano verso Cagli/Acqualagna e Fano.

Un documento trovato da Barbara Frale nel 2000, presso gli archivi vaticani, mostra che Clemente V voleva perdonare i Templari, assolvere il Gran Maestro e gli altri capi dall'accusa di eresia e limitare il provvedimento di espulsione ad una più congrua sospensione.

A seguito di questa scoperta si è rivalutata la memoria dei Templari ed alcuni divieti ecclesiastici (esempio divieto di entrare in chiesa) sono caduti. Questo ha riportato un fiorire di associazioni che rientrano nella denominazione di "templarismo moderno" e che sono allineate ai principi ecclesiastici e possono rivendicare una sopravvivenza segreta fino ad oggi e quindi ritagliarsi un rientro ufficiale nella chiesa.

Nelle Marche risultano, e l'elenco non è completo, molti luoghi templari a testimonianza della complessa rete che era stata costruita in poco meno di un secolo. La rete stradale era alternativa e veniva preferenzialmente utilizzata perche i pedaggi erano bassi o inesistenti.

Risulta che a Fermignano i Templari costruirono un ospedale e la relativa chiesa dei Santi Filippo e Giacomo ne11201, a sant'Agata del Montefeltro gestirono la chiesa di San Giovanni in Ausi con le cappelle di Santa Mustiola e San Maurizio, complesso che passò ai Gerosolimitani nel 1313 dopo i processi.

Presso Marotta i templari hanno posseduto il "Casteldimare", in contrada Santa Irene e la chiesa di Santa Maria del Sodio, oltre ad una fortificazione a Castel delle Ripe. Quest'ultimo risulta da un documento stilato da due rappresentanti dell' "Ordine della Milizia di Gerusalemme" che elencano le proprietà anche dell'Ordine Gerosolimitano nella zona, tra le quali anche la "Sastia delle Ripe".

La Mansione di San Marco di Fano estendeva la propria giurisdizione anche su sant'Anastasio di Scapezzano.

l Templari erano stanziati anche in prossimità dell'attuale territorio di San Lorenzo in Campo, limitrofo alla chiesa di San Michele al Fiume.

Da un inventario del 1397 dei Gastaldi del Signore Pandolpho de Malatesti risulta che i Templari avevano tenuto in enfiteusi un mulino, il Mulino Vecchio, presso Mondolfo.

Tutti i possedimenti della "Ravignana", territorio situato fra il Cesano ed il Metauro passarono ai Gerosolimitani nel 1312".

Restano molti toponimi, oltre che nella Ravignana anche nella zona di Pesaro, che richiamano la "Grancia".

l Templari entrarono in possesso del monastero e della chiesa di San Martino, (BALI') nei pressi di saltara (PU), probabilmente nel 1165 assumendo la proprietà in enfiteusi dai canonici della cattedrale di Fano.

Una leggenda locale racconta che il luogo fosse stato teatro di un efferato fatto di sangue di una giovane donna incinta che sarebbe stata uccisa dal suo amante, un monaco di San Martino. Un documento attesta che nel novembre 1316 Chiesa e Monastero fossero passati alla gestione dell'Ordine "dell.Ospitale" di San Giovanni come acquisizione dal priore della "Militia Templi".

Nel 1399 il nobile fanese Giovanfilippo Negusanti, diventato arcivescovo di Sarsina, avrebbe dato committenza all'Ordine di far restaurare il complesso edilizio.

In Ancona i Templari hanno posseduto: la caserma della Cisterna, la Fonte del Filello, la Chiesa "Santa Maria Stella Maris" e forse anche "Santa Maria della Piazza" il cui portale che era stato fatto da mastro Filippo della congregazione "Les enfants de Salomon”.

In Osimo, contrada Montetorto, attuale Case Nuove, si stanziarono nel 1167 erigendo la Chiesa di San Filippo de Plano, poi Santi Filippo e Giacomo. Nel 1213 e 1217 le proprietà passarono ai Gerosolimitani Ospedalieri che già possedevano la Chiesa in Osimo di San silvestro.

Nel 1373 frà Giovanni Angelico de Busco dette ospitalità al vecchio Cavaliere Templare frà Vanni Aglio de Recineto (Reacanati), contumace e rifugiato per 60 anni nel complesso di San silvestro.

A Camerano l'Ordine resistette nel complesso di San Germano d'Auxerre, nel cui sottosuolo sono state scoperte cripte con fregi e simboli templari.

Un locale sotterraneo sembra un luogo di adunanza, con nove scranni di pietra ed un loggiato superiore a cui si accede da due scale laterali.

A Jesi, in contrada San Filippo c'era un predio con chiesa di San Giacomo. Da certi documenti del XII sec. Si rileva che i Templari officiavano nella chiesa di Santa Cristina, demolita nel XVI sec. (forse era una chiesa unica?). Alcuni ritengono che avessero la chiesa di Santa Maria de Plano in cui si menziona l'attività di Mastro Bernardo da Santa Anatolia della corporazione "Les enfants de salomon".

A Camerino ebbero in enfiteusi la chiesa di San sebastiano ed alcuni mulini e frantoi e forse in alcuni periodi la giurisdizione di Santo Ansovino di Arcevia, normalmente proprietà della Magione templare di Plano de l'Ospitale.

In Apiro nel 1140 i Templari stanziarono una guarnigione nella chiesa di San Niccolò de l'Arena.

A Serra San Quirico, nel piccolo centro di Domo, nella chiesa di San Paterniano , sul portale è visibile la "croce patente" che era posta ad indicare le mansioni templari. Possedevano anche la chiesa di Santa Maria di Montemurano ceduta ai Gerosolimitani nel 1289, che nel XVII sec. prese il nome di San Vincenzo Ferreri, in giurisdizione della Santa Maria di Loreto.

Ai Templari di San Patrignano di Perticano (Sassoferrato) fu ordinato di comparire davanti ad una commissione a Gubbio, che li scomunicò in contumacia, fra i quali Jacopo da Montecucco, Gran Precettore dell'Ordine per l'ltalia.

Il tribunale di Ancona aveva invece assolto, nel Duomo di San Ciriaco, frà Michele da Sonda.

Nel versante Appenninico Umbro, erano disposte diverse Mansioni templari, che dipendevano da San Giustino D'Arno, da cui i pellegrini si dirigevano versi il porto di Ancona.

Tra queste a Sigillo, la chiesa di Santa Croce, San Giorgio de Ranchis, San Giovanni alla Porta e Santa Maria dell'Alfiolo.

Anche a Esanatoglia si presume la presenza templare in località Braccano.

A Matelica si presume la presenza templare in contrada Villa Spada, lungo la via che conduce a Pollenza.


CONSIDERAZIONI ARTISTICHE

Si tratta di pitture risalenti al 1200, perfettamente riconoscibili dallo stile, dal colore, dalle modalità di realizzazione e quindi a cavallo fra Cimabue e Giotto, anzi più probabilmente quest'ultimo e quindi databili verso la fine de1 XIII secolo.

Non esiste prospettiva, che viene assicurata marginalmente dalle riquadrature delle scene, come era d'uso presso le scuole del tempo.

Infatti i pittori del 1200 e antecedenti non conoscevano le tecniche prospettiche, che saranno anticipate intuitivamente per la prima volta da Ambrogio Lorenzetti nel 1344, nell'Annunciazione conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena nella quale viene dipinto il pavimento a quadri bianchi e neri che appunto danno l'impressione prospettica all'insieme della scena.

Un ulteriore passo in avanti verso la prospettiva è opera del Masaccio, che nel quadro realizzato fra il 1425 ed il 1427 denominato la Trinità, conservata presso S. Maria Novella a Firenze, completa la scena con una volta a cassettoni che fornisce la prospettiva alla scena.

Soltanto con Brunelleschi si ha (1400) una trattazione scientifica della prospettiva completa degli schizzi realizzati per la cupola S. Maria Novella e con L. B. Alberti che nel 1434-36 con il trattato "De Pictura" descrive le tecniche di prospettiva ed anche con Piero della Francesca nel "De Prospectiva Pingendi" del 1480, non che con Leonardo da Vinci nel 1492.

Il crocefisso della Chiesa di S. Lucia inoltre presenta i piedi sovrapposti ed un unico chiodo che li tiene fermi, tipico della scuola giottesca, al contrario di quella precedente di Cimabue che li dipingeva inchiodati separatamente o appoggiati su una tavoletta e/o legati con una corda.



BIBLIOGRAFIA


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."Guida all'ltalia dei Templari" di B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Edizioni Mediterranee, Via Flaminia 158 Roma, 1997.

.INTERNET, Voce

."L 'ARCHITETTURA TEMPLAREH monografia di Renzo Pardi, 1994.

."Il SEGRETO DEI TEMPlARI" di R. Ambelain, Titolo originale "Jesus ou le mortel secret des templiers", Editions Robert laffont, 1970.

."l TEMPlARI IN AMERICA", di Jacques de Mahieu, Edizioni PIEMME, Via del Carmine, 5, Casale Monferrato, (Al), 1998.

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."I Termplari", Enrico Bardellino, Xenia tascabili Milano, 1996.

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